PATU’
Il Comune di Patù è uno dei borghi più piccoli e suggestivi del Capo di Leuca. Le dimensioni ingannano perché le grandezze custodite all’interno di questo fazzoletto di terra sono davvero immense. Parliamo di storia, archeologia, architettura ma anche di riti, devozioni, tradizioni da conoscere e scoprire attraverso un viaggio capace di attraversare le epoche. Nel territorio di Patù rientrano le Marine di San Gregorio e di Felloniche, posti incantevoli caratterizzati da acque cristalline e tramonti che le hanno rese famose in tutta la Puglia, e non solo.
Pathos fu l’antico nome da cui parte l’antica storia di Patù
Il nome “Patù” ha radici lontane e, probabilmente, deriva dal termine greco “Pathos” (πάθος) letteralmente “soffrire” o “emozionarsi”. Un trasporto profondo legato alle forti ferite subite dalla città di Vereto distrutta con irruenza dai Saraceni che la saccheggiarono decretandone la fine. Sulle macerie, come un’araba fenice, è nata Patù intorno al 924 d.C. Una cittadina di poche centinaia di abitanti che conserva un fascino raro ed è uno dei luoghi più particolari del Basso Salento. L’agglomerato urbano, nato dalle rovine della città messapica è ricco di luoghi interessanti.
Il feudalesimo patuense e il Castello che non c’è più
Patù attraversa intere epoche e porta con sé le testimonianze del tempo. Fu sede di grandi feudatari che nel Capo di Leuca misero radici contribuendo alla crescita del territorio a vocazione agricola. Si tratta di famiglie note nei libri di storia del Sud come i Sambiasi, i Capece, e infine i Granafei. Un tempo, in questo luogo sperduto nel meridione della Puglia, sorgeva un grande castello risalente alla prima metà del 1400. Era originariamente costituito da quattro torrioni angolari uniti da mura che erano circondate da un fossato in parte interrato, in parte convertito in giardino. Con il tempo il castello è stato distrutto, resta uno dei torrioni “Il fortino” di recente recuperato grazie alla sensibilità dell’ente pubblico e all’impegno della cittadinanza.
Le Centopietre. Una storia affascinante
Si tratta di un monumento funerario dichiarato Monumento nazionale di seconda classe nel 1873. Prende il nome dal numero delle pietre che lo compongono provenienti, con molta probabilità, dall’antica Vereto. La datazione lo colloca nel IX secolo quando fu edificato come mausoleo sepolcrale del cavaliere Geminiano. La struttura, in passato, conteneva meravigliosi affreschi oggi quasi del tutto invisibili, rovinati dal passare del tempo, dall’incuria e dal contenzioso che da anni insiste tra il Comune e la proprietà del monumento (che non appartiene al patrimonio pubblico) benché sia fruibile.
Luoghi di culto (e di mistero)
I luoghi di culto sono sempre un po’ misteriosi perché contengono l’anima del mondo o almeno ne mantengono viva l’essenza. A Patù ce ne sono molti, alcuni conosciuti altri meno. Una delle chiese più suggestive è quella di San Giovanni Battista che si erge proprio di fronte alle Centopietre. Piazza indipendenza è impreziosita dalla Chiesa di San Michele Arcangelo oltre alla Chiesa madre dell’Immacolata, restaurata di recente.
Vereto con San Paolo e i Serpenti
Particolare è la storia della Chiesa della Madonna di Vereto, tutti gli studiosi concordano infatti sul fatto che il sito sul quale essa sorge fosse il centro della città di Vereto. La chiesa fu edificata agli inizi del XVII secolo e sorge nel punto più alto della Serra di Vereto corrispondente all’acropoli della città messapica. La chiesa è meta di pellegrinaggio in occasione dei festeggiamenti Mariani all’alba di ferragosto. Le sue mura conservano un affresco che rappresenta San Paolo e i Serpenti, di recente recuperato. Una delle rare iconografie con il trittico dei veleni. Secondo alcuni, questa chiesa, è stata fonte di ispirazione per alcune delle composizioni di Vinicio Capossela, che da Patù ha ottenuto la cittadinanza onoraria.
San Gregorio
La Baia di San Gregorio un tempo costituiva l’antico porto del centro messapico di Vereto come testimoniato dai resti ancora visibili e tra questi la torre di San Gregorio consacrata a San Gregorio Magno ultimo fra i quattro grandi dottori antichi d’Occidente.